Il MANN apre al Real Albergo dei Poveri

Feb 28, 2024

Il MANN apre al Real Albergo dei Poveri di Napoli una nuova sede.

Il nuovo museo partner del MANN offre a partire dal 2003 ulteriori 10.000 mq di spazio espositivo, permettendo ai napoletani ed ai turisti di vedere finalmente l’intera gamma della più grande collezione di archeologia classica al mondo.

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), uno dei musei archeologici più importanti del mondo, ha aperto nel 2003 una nuova filiale nel Real Albergo dei Poveri, un complesso incompleto del XVIII secolo nel centro di Napoli che ha la facciata più lunga di qualsiasi edificio in Europa.

Gennaro Sangiuliano, ministro della cultura italiano, ha stanziato 148 milioni di euro per la realizzazione del MANN 2, come viene chiamata la nuova sede. Il museo, che dista 1,8 km dalla sede esistente del MANN, offrirà 10.000 mq di spazio espositivo.

Il MANN, fondato nel 1777, ospita la più grande collezione di archeologia classica al mondo. Ma una serie di problemi, tra cui problemi di finanziamento e di governance, e una carenza di spazi espositivi, hanno fatto sì che il museo abbia faticato a mostrare pubblicamente l’ampiezza della sua collezione.

In un’intervista a The Art Newspaper, Paolo Giulierini, direttore del museo, ha affermato che il MANN 2 è “un progetto epocale di rigenerazione urbana che lascerà il segno a Napoli”. E aggiunge: “Il Museo Archeologico di Napoli è al centro della visione di Sangiuliano”.

Il Real Albergo dei Poveri fu voluto da Carlo III di Borbone (1716-1788), considerato il primo re di Napoli, e costruito dall’architetto Ferdinando Fuga nel 1751. L’edificio, che presenta una facciata lunga più di 400 metri, è considerato una delle strutture più famose di Napoli, fu concepito come qualcosa di simile ad un progetto di edilizia sociale, ma non fu mai completato. Fu, per un periodo, utilizzato come carcere. Oggi è di proprietà del Comune di Napoli, ma è rimasto sfitto da anni cadendo in uno stato sempre più derelitto.

Il museo aveva riaperto la sua ala occidentale dopo una chiusura durata 50 anni, perseguitata da generazioni di problemi di finanziamento. All’ala occidentale, un tempo abbandonata, sono stati aggiunti 2.000 mq di spazio espositivo, all’interno dei quali il museo espone reperti mai visti prima dal pubblico italiano.

Oltre a custodire alcune delle antichità più importanti dell’epoca dell’Impero Romano, il MANN è custode della più grande collezione al mondo di depositi provenienti dalla vicina Pompei, l’antica e prospera città nel Golfo di Napoli. A mezzogiorno del 24 agosto del 79 d.C., il vicino vulcano Vesuvio eruttò improvvisamente, eruttando cenere e gas tossici per 20 miglia nell’aria. Durante la notte, Pompei, che ospitava più di 10.000 persone, svanì sotto una coltre di fuliggine ardente. Al mattino, la città era sepolta sotto sei metri di cenere e pomice fusa.

Anche l’improvvisa sepoltura della città ha contribuito a preservarla. Quando gli archeologi iniziarono a scavare nel mondo perduto di Pompei più di 200 anni fa, scoprirono sculture, mosaici e ceramiche rimasti in condizioni quasi immacolate per più di un millennio.

Oggi il sito di Pompei è una delle principali destinazioni turistiche italiane, con oltre tre milioni di visitatori ogni anno. Ma molti dei manufatti scavati rimangono nei depositi o in collezioni private. Dei circa 400.000 reperti rinvenuti nell’antica città, circa un decimo – circa 40.000 oggetti in tutto – sono attualmente detenuti dal MANN. Nel museo sono esposte alcune delle reliquie più famose di Pompei: i visitatori possono vedere gli intricati gioielli d’oro indossati dalla ricca élite della città, le raffigurazioni di Amore e Dafne che adornavano le loro case, la famosa statua del dio Pan che fa sesso con una capra.

Ma molti dei reperti rimangono invisibili al pubblico, conservati nella soffitta e nel seminterrato del museo in stanze simili a celle protette da sbarre di ferro per scoraggiare i ladri. Sebbene i beni conservati in queste celle di stoccaggio siano spesso prestati ad altre istituzioni – il British Museum ne ha presi in prestito molti per la mostra Vita e morte a Pompei ed Ercolano nel 2013 – non c’è mai stato lo spazio per mostrarne molti a Napoli.

Il MANN2 esporrà principalmente opere della cosiddetta Collezione Santangelo, ha confermato Giulierini a The Art Newspaper. La collezione fu acquistata da Francesco Santangelo, un politico e aristocratico napoletano del XVIII secolo che raccolse la più grande collezione italiana di manufatti provenienti da Pompei e dalla regione circostante, conosciuta dai romani come la Magna Grecia. Il Museo acquistò la collezione nel 1865, dopo la morte di Santangelo. Da allora, tuttavia, è rimasto in gran parte invisibile.

Da quando ha preso la guida del museo nel 2015, Giulierini ha raccolto oltre 50 milioni di euro dal governo italiano, donazioni filantropiche e iniziative dell’Unione Europea, incluso il Fondo strutturale e di investimento europeo. Con i fondi raccolti, Giulierini ha curato, nel 2016, la riapertura dell’ala Egizia del museo dopo sei anni di chiusura e, nel 2017, la riapertura dell’ala Epigrafica, anch’essa chiusa sei anni prima. Nel 2019 Giulierini ha riaperto la sezione Magna Grecia del museo, un’esposizione di pavimenti a mosaico di antiche ville romane che non erano più visibili al pubblico dal 1996.

Il rinnovato Real Albergo dei Poveri ospiterà, oltre al MANN2, anche una sede distaccata della Biblioteca nazionale italiana e nuove strutture per l’Università degli Studi di Napoli Federico II, il principale ateneo della città.

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