Napoli esoterica

Set 3, 2024

Napoli esoterica

Set 3, 2024

Napoli esoterica: una città magica, esoterica, occulta, nera, città di misteri e di leggende, alcune anche molto oscure e terrificanti.

Uno dei luoghi più famosi per questo sta nel profondo della terra, in un luogo oggi conosciuto come Napoli Sotterranea. L’area che è possibile esplorare in via dei Tribunali rappresenta soltanto una piccola parte del vasto sistema di gallerie, acquedotti e sentieri sotterranei che si estende per chilometri nel cuore pulsante della città.

Il sottosuolo di Napoli ha svolto un ruolo cruciale nella storia che si svolge in superficie, come dimostrato dall’assedio di Belisario per liberare la città dai Goti e dal successivo assedio degli aragonesi, che segnò l’inizio di una serie di eventi culminati nella cacciata degli angioini. In entrambe le circostanze, la movimentazione delle truppe d’assedio attraverso i cunicoli sotterranei ha avuto un impatto decisivo sull’esito delle battaglie. Inoltre, durante la seconda guerra mondiale, queste gallerie hanno rappresentato un rifugio sicuro per gli abitanti di Napoli in fuga dai bombardamenti. Ma Napoli Sotterranea è il palcoscenico di una delle leggende più affascinanti della città: il Munaciello. Nella sua iconografia più diffusa, appare come un ragazzino di piccola statura e aspetto gnomesco, vestito da monaco. Viene spesso descritto come uno spirito benevolo delle abitazioni, capace di portare ai suoi residenti doni o numeri fortunati per il lotto; altre volte, assume un carattere dispettoso, celando o danneggiando gli oggetti presenti nella casa prescelta. La narrazione più nota delle sue origini è offerta da Matilde Serao nel suo libro Leggende Napoletane. Le radici del munaciello risalgono al 1445, durante il regno di Alfonso V d’Aragona, e sono legate alla tumultuosa storia d’amore tra Caterina Frezza, figlia di un affermato mercante di stoffe, e Stefano Mariconda, un giovane di modeste origini. I due si incontravano furtivamente nelle ore notturne, lontano da sguardi indiscreti e in particolare dalla famiglia di lei, che avrebbe certamente disapprovato la loro storia d’amore. Per raggiungere la sua amata, il giovane si avventurava tra i tetti delle abitazioni del centro. In una di quelle notti, il giovane, nel disperato tentativo di raggiungere la sua amata, precipitò nel basso, oppure, più probabilmente, fu costretto a farlo dalla famiglia di lei, che aveva forse scoperto la loro relazione. Caterina venne segregata in un convento e, dopo nove mesi, diede alla luce un bambino dalle fattezze deformi. Per proteggerlo, la madre lo vestì con un saio con cappuccio, simile a quello dei frati domenicani, e così il piccolo divenne noto per le strade di Napoli come ‘o munaciello, il piccolo monaco. Anche dopo la sua scomparsa, che si sospetta sia stata causata dalla famiglia della giovane, il munaciello ha continuato a esistere nel cuore e nella mente dei napoletani, diventando così il simbolo di chi è emarginato e indesiderato, una presenza che a Napoli ha sempre trovato un luogo dove appartenere.

Esiste un fondo di verità in questa affascinante leggenda: i munacielli, o più precisamente i munaciello, sarebbero in realtà i pozzari, uomini dedicati alla cura delle vie d’acqua della città. Questi lavoratori, costretti a muoversi in strette gallerie, erano generalmente di bassa statura. La loro uniforme, una mantella impermeabile, assomigliava alla veste di un religioso. Spesso, risalendo in superficie, si trovavano nelle abitazioni del centro e non si può escludere che alcuni di loro abbiano approfittato di quelle circostanze per sottrarre oggetti da queste case.

Napoli esoterica

La statua del Dio Nilo

Poco distante da Napoli Sotterranea, nella piazzetta che porta il suo nome, si erge una statua dedicata al Dio Nilo, un simbolo emblematico di uno dei luoghi più frequentati e vitali della città. Per comprendere il motivo della presenza di un monumento tanto peculiare in questa area, è necessario fare un salto indietro nel tempo, risalendo a circa due millenni fa, quando Napoli ospitava una robusta comunità di alessandrini provenienti dall’Egitto. La statua ritrae il Nilo come un uomo anziano, posizionato su una roccia da cui scorre acqua viva; la parte superiore del suo corpo è nuda, mentre la parte inferiore è avvolta in una veste. Ai suoi piedi si trovano una sfinge, un coccodrillo e dei bambini, simboli della vitalità e della fecondità del fiume, elementi fondamentali per la cultura egiziana. Molti ritengono che in quell’area del centro sorgesse un antico tempio, luogo di misteriosi rituali e raduni esoterici ad opera di cultisti della dea Iside

La cappella del Principe di Sansevero

Una delle attrazioni più ambite e affascinanti del centro storico di Napoli è senza dubbio la suggestiva Cappella Sansevero, situata a breve distanza dalle meraviglie di Piazza San Domenico Maggiore. Pur essendo di dimensioni contenute, la Cappella del Principe di Sansevero è un vero scrigno di tesori artistici. I suoi soffitti dai colori vivi presentano un’affresco che sembra prendere vita, mentre le innumerevoli statue barocche raccontano storie e leggende straordinarie. La figura del Principe di Sansevero ha sempre suscitato un grande interesse tra i napoletani, che lo vedono come un nobile, uno stregone, un alchimista, un folle o un genio. La cappella è stata fortemente voluta da lui per onorare i membri della sua famiglia. Molti visitatori sono colpiti dai numerosi simboli alchemici che decorano l’interno della cappella, così come dalla straordinaria bellezza delle statue. Tra queste spicca la “Pudicizia” di Antonio Corradini, un’opera commissionata direttamente dal principe in memoria della madre. Questa scultura, emozionante nella sua magnificenza, presenta un velo che avvolge la figura femminile, apparendo così leggero da dare l’illusione di muoversi con un lieve alito di vento, tanto che occorre un attimo per comprendere che si tratta semplicemente di marmo. Un luogo pieno di sorprese interessanti.

Napoli esoterica

I visitatori che giungono per la prima volta a Napoli rimangono affascinati dalla sua struttura urbana e dal modo di vivere dei suoi abitanti, che riflettono una peculiare porosità. Questo si manifesta anche nel legame con la fede e con il divino. Per esplorare questa dimensione più da vicino, è consigliabile un’escursione a Santa Luciella, una chiesetta medievale immersa nel tufo, nascosta tra i vicoli e i palazzi del centro storico, non lontano dalla via dei presepi e da Spaccanapoli. Questa piccola costruzione, voluta dal giureconsulto angioino Bartolomeo di Capua, divenne un punto di riferimento per i lavoratori del piperno, la pietra simbolo di Napoli, che cercavano protezione per la vista e gli occhi. Napoli vanta oltre 500 chiese, affastellate di ex-voti, a cui sommiamo le edicole votive e il culto delle anime pezzentelle che riempie interi quartieri.

Napoli esoterica

Le anime pezzentelle

Una precisazione è d’uopo! Il teschio ha un’accezione positiva nel folklore napoletano. 

Questo costume rientra nel culto delle anime pezzentelle che nel Seicento esplose con il culto delle reliquie. Spesso posta sotto le campane come le madonne, la “capa ‘e morte”, è un memento mori, richiama la brevità della vita. Ma a Napoli possiede un fattore ulteriore, richiama ad una persona defunta di cui si invoca protezione e conforto, “‘a ggrazzia”. Il teschio con le orecchie è uno dei crani visibili ai visitatori di Santa Luciella. Prima della creazione del cimitero delle 366 fosse, progettato da re Nasone e dall’ingegnere Fuga, i defunti venivano sepolti nelle terre sante, ampie tombe situate nelle cripte delle chiese. Questa antica chiesetta medievale si trova incastonata nel tufo tra i vicoli e i palazzoni del centro storico di Napoli, tra la via dei presepi e Spaccanapoli. La costruzione, voluta dal giureconsulto angioino Bartolomeo di Capua, attirò l’attenzione dei lavoratori del piperno, la pietra che ha plasmato Napoli, in cerca di protezione per la vista e gli occhi. Le orecchie sono simbolo di ascolto per esprimere gratitudine e suppliche. Il teschio con le orecchie, secondo le ricerche, non ha origine pompeiana o medievale, bensì risale al Seicento e appartiene a un uomo. La sua forma deriva dalla separazione della parte superiore del cranio, con cartilagini ai lati. Questo elemento ha catturato l’immaginazione collettiva, posizionando il luogo e la reliquia come un collegamento tra il mondo terreno e l’aldilà, dove si possono articolare preghiere e desideri. Un elemento che ha rapidamente catturato l’immaginazione collettiva. Questo luogo e la sua reliquia facevano della “capa di morte” un legame tra il mondo terreno e quello ultraterreno, accompagnata da preghiere e richieste sussurrate o proclamate.

Se decidete di fare un tour di Napoli non perdete il fantastico tour del museo archeologico.

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