Gli occhi della Palestina: la narrazione visiva di Francesco Cito
Francesco Cito narra in “Gli occhi della Palestina” la sua esperienza visiva sugli accadimenti di quel popolo oppresso. Segue la Palestina a partire dal conflitto libano-israeliano e dalla tragedia di Sabra e Chatila, osservando con attenzione gli sviluppi politici e sociali del territorio dal 1983.
Inviato da riviste prestigiose o come freelancer, Cito visita la Palestina almeno due volte all’anno per instaurare legami con la comunità locale e documentare le varie realtà dei gruppi palestinesi e israeliani. Segue gli sviluppi dell’OLP e analizza il fondamentalismo presente in entrambe le nazioni, insieme alla vita quotidiana a Gerusalemme. Attraversa momenti storici significativi come la prima Intifada, gli accordi di Oslo, la seconda Intifada e la costruzione del muro, permettendo a Francesco di entrare in contatto diretto con il tessuto sociale della regione. Pur mantenendo uno sguardo attento sugli eventi in altre parti del Medio Oriente come Kuwait, Iraq, Afghanistan e Pakistan, si concentra principalmente sulla questione palestinese. Il risultato è un’analisi approfondita che si sviluppa attraverso un racconto in bianco e nero di circa vent’anni, esplorando con grande realismo la vita di un popolo segnato da sofferenza, lotta e speranza. La mostra “Gli occhi della Palestina” offre un percorso espositivo composto da 24 immagini, una videoproiezione permanente di 80 foto e una postazione audio chiamata Voci per la Palestina, dove i visitatori possono ascoltare poesie e brani di letteratura palestinese interpretati da attori eccezionali che sostengono da sempre la causa palestinese.
Bio Francesco Cito
Francesco Cito è nato a Napoli il 5 maggio 1949. Dopo aver interrotto gli studi, si trasferisce a Londra nel 1972 con l’intento di dedicarsi alla sua grande passione: la fotografia. Il suo percorso nel mondo della fotografia inizia ufficialmente nel 1975, quando viene assunto da un settimanale di musica pop-rock, Radio Guide. Inizia così a girare l’Inghilterra, immortalando concerti e artisti della scena musicale leggera, catturando momenti unici e vibranti. Successivamente, diventato fotografo freelance, inizia una proficua collaborazione con The Sunday Times, che gli riserva l’onore di dedicargli la prima copertina per il reportage intitolato “La Mattanza”. La sua carriera prosegue con collaborazioni anche con L’Observer, ampliando così il suo raggio d’azione e la sua visibilità nel panorama fotografico internazionale.
Nel 1980, è tra i primi fotoreporter a infiltrarsi in Afghanistan durante l’occupazione sovietica, seguendo vari gruppi di guerriglieri in lotta contro l’Armata Rossa, percorrendo a piedi oltre 1200 chilometri. Le sue immagini documentano i primi soldati sovietici della Stella Rossa caduti in imboscate.
Nel periodo 1982-83, realizza un reportage sulla camorra a Napoli, pubblicato dalle principali testate giornalistiche sia nazionali che internazionali. Già nel 1978, sempre a Napoli, aveva contribuito per The Sunday Times con un’inchiesta sul contrabbando di sigarette, svelando le dinamiche interne dell’organizzazione. Nel 1983 viene inviato da Epoca sul fronte libanese, dove documenta il conflitto tra le diverse fazioni palestinesi, tra cui i sostenitori pro-siriani del leader Abu Mussa e quelli di Yasser Arafat. È l’unico foto-giornalista a catturare la caduta di Beddawi, l’ultima roccaforte di Arafat in Libano, e segue le molteplici fasi della guerra civile libanese fino al 1989.
Nel 1984 inizia a focalizzarsi sulle condizioni di vita del popolo palestinese nei territori occupati della Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, seguendo gli eventi della prima Intifada dal 1987 al 1993 e della seconda dal 2000 al 2005, durante la quale subisce tre ferite in seguito agli scontri. Nel 1994 realizza un reportage per la rivista tedesca Stern sui coloni israeliani estremisti. Nell’aprile del 2002 è uno dei pochi a entrare nel campo profughi di Jenin durante l’assedio israeliano, mentre nel 1989 viene inviato in Afghanistan dal Venerdì di Repubblica, seguendo clandestinamente i Mujahiddin per documentare la ritirata sovietica. Ritorna in quelle regioni nel 1998 per conto del settimanale Panorama, con l’obiettivo di incontrare Osama Bin Laden, ma il suo tentativo fallisce a causa dell’inizio dei bombardamenti americani.
Nel 1990 si trova in Arabia Saudita durante la prima Guerra del Golfo, unendosi al primo contingente di Marines americani in seguito all’invasione irachena del Kuwait. Sarà testimone dell’intero processo dell’operazione Desert Storm e della liberazione del Kuwait nelle date del 27 e 28 febbraio 1991. Durante i suoi viaggi nel Medio Oriente, si dedica a esplorare e narrare i molteplici aspetti dell’Islam, spaziando dal Pakistan al Marocco. Negli anni ’90, segue le complesse vicende dei conflitti balcanici. Nel 2000, realizza un reportage sul Codice Kanun, l’antica legge della vendetta che affonda le radici nella società albanese medievale. In Italia, si occupa frequentemente di temi legati alla mafia, ma anche di eventi come il Palio di Siena, che gli consente di ottenere il primo premio al World Press Photo nel 1996, affrontando altresì altri aspetti significativi della società contemporanea. A partire dal 1997, il suo obiettivo si sposta verso la Sardegna, esplorando bellezze fuori dai tradizionali itinerari turistici, in un lavoro che fonde aspetti sociali e tradizionali, già parzialmente racchiuso in un foto-libro.
Nel 2007, il Governatorato di Sakhalin in Russia, un’isola un tempo nota per la sua storia penale raccontata da Cechov, lo invita a intraprendere un progetto fotografico per documentare il territorio e la vita degli abitanti, in seguito alla scoperta di ricchi giacimenti di petrolio. Questo lavoro si traduce in una mostra e in un libro fotografico pubblicato in Russia. Nel 2012, la rinomata casa di gioielli parigina Van Cleef & Arpels gli affida un progetto fotografico che illustra l’arte e l’impegno dei loro artigiani nella creazione dei gioielli più prestigiosi al mondo, con 50 immagini raccolte in un volume tradotto in nove lingue.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti
Sala Assoli, Vico Lungo Teatro Nuovo, 110 – Napoli
La mostra sarà visibile fino all’ 11 maggio durante le attività in programmazione e gli incontri del Sabato della fotografia | feriali ore 19.30 – festivi ore 17.00.
La location non è lontana dalla stazione della metro Toledo, nel centro di Napoli. la visita alla mostra può essere un momento di pausa culturale ed interessante durante un tour di Napoli con me.
0 commenti